Quando l'animalismo diventa fanatismo religioso

L'arroganza umana è talmente vasta da aver creato divinità per innalzare l'uomo; non esiste nulla di più arrogante, infatti, del credersi figli di un dio onnipotente, pensare di essere fatti a sua immagine e somiglianza e credere addirittura che questo dio si sia sacrificato per noi e che abbia creato l'universo per un gesto di amore nei nostri confronti.

Sempre più persone, piuttosto che credere nelle divinità, stanno iniziando ad innalzare loro stesse al grado divino, mettendosi in testa di "salvare gli animali e il pianeta", dimenticandosi di essere solo degli animali che, nel semplice atto di vivere, danneggiano ciò che li circonda.

Fino ad un certo punto, difendere gli animali è cosa nobile e giusta.
Sarebbe ora di eliminare cose inutili e barbariche come la corrida, il circo con animali, le pellicce, così come dovrebbero essere eliminati gli allevamenti insensivi e dare una morte dignitosa e senza sofferenza agli animali; il problema è che alcuni arrivano ad un grado di fanatismo paragonabile a quello che si vede in alcune sette religiose, come se il mondo fosse diviso tra i "buoni", ovvero i vegani antispecisti, chiamati anche "vegan-animalardi", ed i "cattivi", gli onnivori, chiamati anche "mangiacadaveri".

Prima di tutto, per chi si fa paladino della terra ho una brutta notizia: il nostro pianeta, così come l'intero sistema solare, è fottuto cari miei, perché il sole prima o poi esaurirà l'idrogeno e collasserà su se stesso, implodendo e spazzando via i pianeti vicini; questo accadrà tra circa quattro miliardi di anni, ma secondo gli scienziati, già tra mezzo miliardo di anni sulla terra farà così caldo che i mari si prosciugheranno e non ci sarà più possibilità di vita.
Quindi, già il concetto di "salvare il pianeta" andrebbe ridimensionato di molto, perché il massimo che riusciremo a fare sarà abbandonare il pianeta andando nello spazio, restando in navi spaziali o vivendo su altri pianeti che, in ogni caso, prima o poi dovremmo comunque abbandonare, perché tutto è destinato a finire.

Gli estremisti dovrebbero ridimensionare il proprio ego e accettare che, ad esempio, tante specie animali si sono estinte nel corso del tempo ed alcune si estingueranno anche grazie all'uomo, ed è una cosa naturalissima, perché noi non siamo entità esterne, facciamo parte della natura come qualsiasi altra specie animale e l'estinzione di alcuni animali fa parte del naturale corso degli eventi.

Detto questo, la maggior parte delle persone soffre per la morte di alcuni animali (es. cani, gatti ecc.), mentre non sente nulla per altri (formiche, ragni ecc.), ma non è ipocrisia, semmai empatia, ed è una cosa che riguarda anche chi dice di amare tutti gli animali.
Infatti, anche per un animalista convinto uccidere una formica camminando per strada e investire un cane con la macchina non è affatto la stessa cosa, sofferenza e sensi di colpa non sarebbero affatto allo stesso livello, ed è una cosa palese; un animalista può essere antispecista quanto vuole, ma vedere un uomo uccidere un gatto a bastonate gli farebbe estremamente più male di vederne uno schiacciare una mosca con la paletta (al massimo potrebbe dire che per lui tutti gli esseri viventi andrebbero rispettati, ma non potrebbe negare di soffrire in modo diverso).

Alcuni animalisti acusano di ipocrisia gli onnivori che amano il proprio cane e poi mangiano il coniglio, ma dal momento in cui uno non si dichiara né animalista né antispecista, non ci può essere ipocrisia nella sua scelta di tenere più in considerazione alcuni animali rispetto ad altri; semmai l'ipocrisia ci può essere solo per chi dice di amare tutti gli animali, appunto perché chi dice di amarli tutti.

Inoltre, se si parla di ipocrisia e incoerenza, solo i fruttariani sono davvero coerenti con l'ideale di "amare e difendere tutti gli esseri viventi", perché accettare di mangiare le piante (come fanno vegetariani e vegani) solo perché soffrono in modo diverso dagli animali significa comportarsi proprio come uno specista che fa differenze tra gli animali.
Che vi piaccia oppure no, è stato dimostrato scientificamente che anche le piante soffrono (in modo diverso, ma soffrono e sono esseri viventi), e non c'è peggior antispecista di chi mette gli animali sul piedistallo per poi fregarsene di mangiare le piante, esseri viventi e senzienti con la sfortuna di non riuscire ad intenerire nessuno, sempre per il discorso dell'empatia.

Continuando con il discorso sulla coerenza, chi è cristiano non può essere un animalista estremista, infatti nella Bibbia viene specificato che gli animali sono esseri inferiori da sfruttare tanto quanto le piante; lo stesso Gesù, che non è famoso per aver moltiplicato il pane e il tofu, mangiò carne, al contrario di quelli che dicono alcuni animalisti estremisti che, per portare acqua al proprio mulino, dicono addirittura che era vegano...
E quello che dice Bergoglio, ovvero Papa Umile I, grande esperto di marketing, non cambia la realtà dei fatti: se una religione come l'induismo innalza la vacca rendendola sacra, il cristianesimo innalza solo l'uomo, ponendolo al di sopra sia della donna che degli animali.

Ricapitolando:
Per quanto limitare il nostro impatto sia un obiettivo nobile, non dobbiamo dimenticare che siamo solo animali, non divinità che possono arrogarsi il diritto di modificare le leggi di natura, quindi dobbiamo accettare che, nel semplice atto di vivere, andiamo a danneggiare e ferire gli altri esseri viventi.
Per chi non è né animalista né antispecista, non c'è ipocrisia nel suo essere sensibile solo per alcuni animali, semmai è chi dice di amare tutti gli animali e poi fa delle differenze che dimostra incoerenza; chi dice di amare "tutti gli esseri viventi" e, invece, si interessa solo della sofferenza degli animali escludendo quello delle piante, allora è sempre incoerente, solo un fruttariano che si rifiuta di nutrirsi di animali e piante è davvero coerente con quel principio.
Infine, chi vuole essere cristiano, non può attribuire alla sua religione una difesa animalista che in realtà non c'è, e un cristiano vegano è incoerente al pari di un cacciatore animalista.

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