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Perché non sono vegano. Le ragioni di un Libero Pensatore - Francesco Avella (Delos Digital)




SCHEDA TECNICA

Titolo: Perché non sono vegano. 
Le ragioni di un libero pensatore.
Autore: Francesco Avella
Editore: Delos Digital
Curatore: Franco Forte


SINOSSI

Perché non si può essere liberi di scegliere come rapportarsi nei confronti del mondo animale? 
Perché bisognerebbe essere costretti a seguire delle regole imposte da qualcun altro? 
In questo libro troverete le ragioni di una persona qualunque, con i suoi limiti, i suoi pregi e tutta la forza di una chiara e autonoma libertà di pensiero.
Questo libro vuole essere una sorta di manifesto in difesa della libertà di pensiero in merito al rapporto che abbiamo con gli animali.
Il veganismo è una scelta rispettabile, a patto che non diventi l'ennesima religione liberticida.
La tesi dell'autore è che l'uomo non è figlio di Dio, ma è solo un animale che appartiene alla natura tanto quanto gli altri; proprio in virtù di questo, non dovrebbe essere innalzato né a padrone della Terra, status datogli dall'antropocentrismo religioso, né a divinità benevola, status datogli inconsapevolmente dal veganismo, che non riesce ad accettare del tutto l'animalità dell'uomo, trattandolo come se dovesse essere l'angelo custode degli animali, piuttosto che egli stesso un animale con il diritto di fare una delle cose più naturali del mondo: mangiare altri animali.
Stanco di vedere la libertà degli uomini calpestata da dogmi e tabù, l'autore cerca di sostenere le ragioni di chi non è vegano e le motivazioni che lo spingono a vedere, nel veganismo, un potenziale pericolo per la libertà di pensiero.



ALCUNI ESTRATTI

"Se è vero che dovremmo trattare meglio gli animali e limitare i nostri consumi per non impattare troppo sul pianeta, è anche vero che non possiamo permettere che l'estremismo animalista diventi l'ennesima Inquisizione liberticida."

"I vegani hanno tutto il diritto di considerare sbagliato mangiare gli animali, ma non devono permettersi di imporre i propri tabù morali agli altri; l'iper-sensibilità dei pochi non deve diventare una prigione per la libertà dei molti."

"L'antispecismo vegano è la conseguenza dell'alienazione dell'uomo dalla natura; siamo talmente abituati a non dover temere di essere attaccati dagli animali che la loro uccisione ci provoca disgusto, mentre la realtà dei fatti è che uccidere e mangiare altri animali è la cosa più naturale del mondo."

"In virtù di questi valori antispecisti, i vegani più estremisti vorrebbero il reato di apologia dell'alimentazione onnivora e imporre una vera e propria Dittatura Vegana.
C'è chi combatte per ottenere dei diritti e chi, invece, combatte per toglierli; e quanto può essere etico vietare alle persone di poter scegliere?"




















Lovecraft, un razionalista che usava le credenze solo per i racconti

                                            Copyright immagine: https://supersamik.files.wordpress.com/2013/02/1c942-hpl-lovecraft-tentacules.jpg



H.P Lovecraft, lettera a Clark Ashton Srnith:

"Caro Cas, [...] no, non ho mai approfondito lo studio dell'occultismo formale perché ho sempre pensato che la narrativa fantastica sia più efficace quando evita le superstizioni più trite e le formule dei culti popolari. 
Sono, in effetti, un materialista assoluto per quanto riguarda le credenze vere e proprie e non ho un briciolo di fede in alcuna forma del soprannaturale: religione, spiritismo, trascendentalismo, metempsicosi o immortalità. 

Può darsi, tuttavia, che dalle attuali tendenze di quel manipolo di fissati che si occupano dell'occulto io riesca a ricavare una buona idea, e ho spesso pensato di acquistare un po' della robaccia venduta in una libreria specializzata della Quarantaseiesima strada. 
Il guaio è che costa troppo, viste le mie attuali condizioni. 
Quanto costa il fascicolo che lei ha appena letto? 
Se una di queste sette pazzoidi invia opuscoli gratuiti e "materiale" abbastanza suggestivo, non mi tirerò indietro e farò aggiungere il mio nome al loro "elenco di polli". 

L'idea che la magia nera esista tuttora e venga praticata in segreto, o che riti infernali del passato sopravvivano nell'oscurità, è già stato usata nei miei racconti e credo che me ne servirò ancora. 
Quando vedrà il mio racconto "The Horror Red Hook" si renderà conto di come sviluppi questo tema, mettendolo in relazione alle bande di giovinastri sfaccendati e alle onde di stranieri dall'aspetto sinistro che a New York pullulano ovunque. 

Ho immaginato che in uno dei più squallidi quartieri di Brooklyn si annidi una setta di adoratori del diavolo e devoti di Lilith, e descrivo i prodigi e gli orrori che si scatenano quando questi ignoranti depositari di cerimoniali proibiti si imbattono in un uomo colto, un iniziato, che si pone al loro comando. 

Il racconto è arricchito da formule cerimoniali che ho copiato dalla voce "magia" contenuta nella nona edizione dell'Enciclopedia Britannica, ma mi piacerebbe poter attingere a fonti meno ovvie, se le conoscessi. Lei ha idea di quali opere sulla magia e l'occulto possono fornire spunti e incantesimi di questo genere? 
Per esempio, esistono buone traduzioni dei maghi medievali e dei loro compendi per evocare gli spiriti, Lucifero e cose del genere? 
Si sentono parecchi nomi (Alberto Magno, Eliphas Levi, Nicholas Flamel ecc.), ma la maggior parte di noi è spaventosamente ignorante in materia. 
Io almeno lo sono, ma immagino che lei sia meglio informato. 

Per il momento non si preoccupi, ma le sarò immensamente grato se prima o poi vorrà inviarmi un elenco più o meno breve di libri sulla magia - soprattutto antica e medievale - in inglese o in traduzione inglese. 
Nel frattempo mi permetta di consigliarle, come ho già fatto più di un anno fa, di leggere Le Streghe dell'Europa occidentale di Margaret A. Murray. 
Dovrebbe fornirle parecchie ispirazioni. 

Con la massima cordialità, suo HPL"

https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275918

Nel mio garage c’è un drago che sputa fuoco - Carl Sagan


«Nel mio garage c’è un drago che sputa fuoco». 

Supponiamo (sto seguendo un approccio di terapia di gruppo praticato dallo psicologo Richard Franklin) che io vi dica seriamente una cosa del genere. 

Senza dubbio voi vorreste verificarla, vedere il drago con i vostri occhi. 
Nel corso dei secoli ci sono state innumerevoli storie di draghi, ma nessuna vera prova. 

Che opportunità fantastica!

«Ce lo mostri», mi dite. 
Vi conduco nel mio garage. 
Voi guardate e vedete una scala, dei barattoli vuoti, un vecchio triciclo, ma nessun drago.
 «Dov’è il drago?» chiedete. 
«Ah, è proprio qui», vi rispondo, facendo dei cenni vaghi. 
«Dimenticavo di dirvi che è un drago invisibile». 
Voi proponete di spargere della farina sul pavimento del garage per renderne visibili le orme. 
«Buona idea», dico io, «ma questo è un drago che si libra in aria». 
Allora proponete di usare dei sensori infrarossi per scoprire il suo fuoco invisibile. 
«Idea eccellente, se non fosse che il fuoco invisibile è anche privo di calore». 
Voi proponete allora di dipingere il drago con della vernice spray per renderlo visibile.

«Purtroppo, però, è un drago incorporeo e la vernice non fa presa su di lui». 
E così via. 
A ogni prova fisica che voi proponete, io ribatto adducendo una speciale spiegazione del perché essa non funzionerà.

Ora, qual è la differenza fra un drago volante invisibile, incorporeo, che sputa un fuoco privo di calore e un drago inesistente? 
Che senso ha la mia asserzione dell’esistenza del drago se non esiste alcun modo per invalidarla, alcun esperimento concepibile per confutarla? 
Il fatto che non si possa dimostrare che la mia ipotesi è falsa non equivale certo a dimostrare che è vera. 
Le affermazioni che non possono essere sottoposte al test dell’esperienza, le asserzioni non «falsificabili», non hanno alcun valore di verità, per quanto possano ispirarci o stimolare il nostro senso del meraviglioso.
Quello che io vi chiedo, dicendovi che nel mio garage c’è un drago, è in pratica di credermi sulla parola, in assenza di alcuna prova.

L’unica cosa che voi avete realmente appreso dalla mia affermazione che nel mio garage c’è un drago è che c’è qualcosa di strano nella mia testa. 
In assenza di alcuna prova fisica, voi vi chiederete che cosa mi abbia convinto. 
Penserete certamente alla possibilità che io abbia fatto un sogno o abbia avuto un’allucinazione. 
Ma allora, perché sto prendendo tanto sul serio la mia idea? 
Forse ho bisogno di aiuto. 
Come minimo, può darsi che io abbia gravemente sottovalutato la fallibilità umana.

Immaginiamo che, benché nessuno dei test dia esito positivo, voi vogliate rimanere scrupolosamente aperti a qualsiasi possibilità. 
Perciò non rifiutate decisamente la nozione che nel mio garage ci sia un drago che sputa fiamme, ma adottate semplicemente una posizione di attesa sospendendo il giudizio. 
Le prove esistenti sono fortemente contrarie all’ipotesi del drago, ma se ne emergeranno altre voi siete pronti a esaminarle e a vedere se vi convincono. 
Senza dubbio non sarebbe bello se io mi offendessi perché non mi credete; o se vi criticassi accusandovi di essere noiosi e privi di immaginazione, semplicemente per avere espresso il giudizio di «non dimostrato».

Immaginiamo che il responso dell’esperienza fosse stato diverso.
 Il drago è invisibile, va bene, ma lascia delle impronte sulla farina. 
Il rivelatore nell’infrarosso segnala che esso emana calore. 
La vernice spray permette di vedere una cresta dentellata che danza in aria. 
Per quanto scettici possiate essere stati in precedenza sull’esistenza dei draghi - per non parlare dei draghi invisibili - ora dovete riconoscere che qui c’è qualcosa e che ciò che si osserva sembra conciliarsi con un drago invisibile che sputa fuoco.

Consideriamo ora un altro scenario. 
Supponiamo che a sostenere la strana idea dell’esistenza dei draghi non ci sia solo io. 
Supponiamo che anche vari altri vostri conoscenti - tra cui persone che non si conoscono certamente fra loro - vi dicano di avere dei draghi nei loro garage, ma che in ogni caso le prove siano terribilmente elusive. 
Tutti noi ammettiamo che ci dà fastidio dover credere a una convinzione tanto strana e così mal sostenuta da prove fisiche. 
Nessuno di noi è pazzo. 
Noi ci chiediamo che senso avrebbe se in tutto il mondo dei draghi invisibili fossero effettivamente nascosti nei nostri garage, con tutti noi a crederci. 
Io penso che non sia così. 
Ma se tutti quei miti antichi dell’Europa e della Cina, dopo tutto, non fossero solo dei miti…

Meno male che adesso c’è chi dice di aver visto delle impronte nella farina. 
Quelle impronte, però, non si producono mai alla presenza di persone scettiche. 
Si presenta allora una spiegazione alternativa: a un attento esame appare chiaro che le orme potrebbero essere una contraffazione. 
Un altro entusiasta dei draghi si presenta con un dito bruciato e lo attribuisce a una rara manifestazione fisica del respiro infuocato del drago. 
Anche questa volta, però, ci sono altre possibilità. È chiaro che per scottarsi le dita non occorre esporle all’alito infuocato di un drago invisibile. 
Tali «prove» - per quanto importanti possano considerarle i fautori dei draghi - non sono affatto conclusive. 
Ancora una volta, l’unico approccio ragionevole consiste nel rifiutare provvisoriamente l’ipotesi dei draghi, nell’essere disponibili a valutare futuri dati fisici che dovessero presentarsi, e nel chiedersi per quale motivo un così gran numero di persone sobrie e sane di mente condividano la stessa strana illusione.

Da Il mondo infestato dai démoni. La scienza e il nuovo oscurantismo, di Carl Sagan.

Credere in Dio è arroganza, affidarsi alla scienza è umiltà.





Anche se un giorno la scienza riuscisse a spiegare tutto, ci sarebbero comunque credenti in Dio, perché ciò che spinge gli uomini a credere in questo essere immaginario non sono i vuoti della scienza, ma il bisogno infantile di sentirsi creati e amati da qualcuno, di essere stati scelti per uno scopo superiore, di essere, appunto, troppo importanti per fare la stessa fine delle formiche.







Chi è più umile, un ateo che si crede la persona più intelligente del mondo ma accetta di essere un semplice animale frutto del caso, oppure un credente che, pur considerandosi umile, crede di essere figlio del Creatore di Tutto, pensa di essere fatto a sua immagine e somiglianza e crede addirittura che questo essere onnipotente si sia sacrificato per lui?

Non c'è paragone: non esiste nulla di più arrogante del credersi figli di un Dio onnipotente, pensare di essere fatti a sua immagine e somiglianza, credere addirittura che questo Dio si sia sacrificato per noi, che ci osservi per tutto il corso della nostra vita e che abbia creato l'universo per un gesto di amore nei nostri confronti.

La scienza non si basa su dogmi e gli scienziati sono sempre pronti a rivalutare le proprie tesi, a patto che ci siano ragionamenti e prove concrete per farlo, mentre la religione non scende a compromessi: l'uomo è troppo importante per poter essere messo sullo stesso piano degli (altri) animali, al punto che, quando sbaglia l'uomo (peccato originale), l'intera terra ne risente, infatti anche gli animali hanno cominciato a soffrire e morire a causa del peccato umano, proprio come se tutto girasse intorno all'uomo.

"L'uomo nella sua arroganza si crede un'opera grande, meritevole di una creazione divina. 
Più umile, io credo sia più giusto considerarlo discendente degli animali."
(Charles Darwin, L'origine dell'uomo e la selezione sessuale)

Perché in alcuni gruppi di scrittura non è possibile criticare la religione?



Frequentando, nel corso degli anni, alcuni forum e gruppi di scrittura ho notato che in alcuni c'è un regolamento in cui si vieta di usare linguaggi blasfemi o polemici verso la religione, anche quando si tratta di postare citazioni tratte dai libri.


Siccome non posso arrotolare una copia cartacea de l'Anticristo di Nietzsche e usarla come bomba a mano contro chi trova normale censurare i libri per "rispettare il sentimento religioso" o altre cose degne del Medioevo, mi limiterò ad esporre pacatamente il mio sdegno.





Questa è l'ennesima conferma che i credenti non vogliono rispetto, ma sottomissione.
Pretendere che un ateo non possa criticare le credenze religiose tramite la citazione di opere come l'Anticristo di Nietzsche o altre che contengono frasi considerabili "offensive", significa pretendere la sottomissione della libertà di pensiero alla fede

Una fede che, tra l'altro, rappresenta un insulto alla ragione, alla logica e al buon senso, tutte cose che per un razionalista hanno valore, quindi dovrebbero essere gli atei a chiedere rispetto per la loro razionalità, continuamente stuprata dalle credenze religiose.
 
Vi rendete conto che autori come Nietzsche, Russell, Voltaire, Twain, Bierce, De Sade, Freud e tanti altri, se fossero ancora vivi e postassero le loro opere su alcuni gruppi di scrittura, verrebbero censurati da questo becero moralismo?
Se considerate giusta la censura, come fate a considerarvi lettori o scrittori se non riuscite ad accettare l'esistenza di un libero pensiero che si può manifestare anche tramite critiche feroci?
A questo punto perché, invece di creare gruppi di scrittura che dovrebbero accogliere tutti, non create gruppi religiosi e rimanete nel vostro piccolo cerchio fatto di dogmi e tabù, difendendovi dal pericolosissimo libero pensiero che voi etichettate come "offensivo", dunque vietato?

Stiamo parlando di libri, di scrittura, non di post di ragazzini che bestemmiano e si divertono a prendere per il culo i credenti giusto per trollare...

Se avete paura delle parole, non dedicatevi ad esse... andate in chiesa ad inginocchiarvi e chiedere perdono, piuttosto che far finta di essere scrittori, perché non potete definirvi tali se non rispettate il pensiero altrui, soprattutto quello presente in libri pubblicati anche più di un secolo fa e che hanno plasmato, spesso in meglio, la mentalità dei popoli.
La censura è per le menti piccole.

"I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare.
Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori."
(Corrado Augias)


Romanzo Una Mente Senza Dio di Francesco Avella



Franco, psicologo e ateo convinto, si affeziona ad una ragazza giapponese che, a causa di un incidente stradale, entrerà in coma e in seguito morirà.
Lo psicologo dovrà lottare per mantenere il controllo sulla realtà, lotta che inizierà a diventare dura quando l’amica defunta gli apparirà prima nei sogni e poi nella realtà, portandolo a rivalutare la sua posizione su Dio.

Nel romanzo, la fabula è spesso messa in secondo piano per dare risalto alla mente senza Dio del protagonista, ai suoi pensieri razionali, espressi sia tramite monologhi interiori che con il flusso di coscienza, la tecnica narrativa resa famosa dallo scrittore James Joyce.

Una mente senza Dio è, in sintesi, un romanzo che racconta l’ateismo tramite l’introspezione del suo protagonista.
Del resto, chi meglio di uno psicologo ateo potrebbe spiegare le motivazioni legate alla superstizione divina?







Esempio di flusso di coscienza presente nel romanzo:



Quella che segue è la recensione di Luca Zolo su Amazon:

“Si legge volentieri e con buon passo, questo libro, nel quale la storia, vagamente thriller, fa da corollario ad una sorta di esame di coscienza, introspettivo e spirituale, del protagonista, dichiaratamente e fermamente ateo, che si viene a trovare in una serie di situazioni che tendono a minare le sue credenze più radicate.
Per molti tratti si assiste all’elaborazione di alcuni concetti sulla concezione umana, esauriti con profonda analisi, direi di inclinazione quasi saggistica. Per un non credente una lettura quasi fondamentale per fissare ed elaborare alcuni punti della propria condizione, per un credente un’occasione di aprire la propria mente per cercare nuove risposte, per tutti l’occasione di passare qualche ora spensieratamente riflessiva, che è la principale cosa che si chiede ad un libro”.

Alcune riflessioni atee del protagonista:

“La vera spiritualità consiste nel distaccarsi dalla credenza in Dio per mettere al primo posto la natura e l’umanità”.
“Solo il rispetto della libertà individuale può portare ad una fratellanza veritiera, e in questo l’ateismo è più avanti di qualsiasi religione”.
“Non esiste nulla di più arrogante del credersi figli di un Dio onnipotente, pensare di essere fatti a sua immagine e somiglianza, credere addirittura che questo Dio si sia sacrificato per noi, che ci osservi per tutto il corso della nostra vita e che abbia creato l'universo per un gesto di amore nei nostri confronti”.
“Come disse Euclide, “ciò che è affermato senza prova può essere negato senza prova”, quindi è chi afferma che deve portare prove concrete, non chi nega, ed io mi limito a negare le affermazioni dei credenti”.
“Se fossi credente, mi vergognerei di essere figlio di quel Dio crudele descritto dalle religioni”.
“I credenti pregano e chiedono perdono, quando dovrebbe essere Dio a scusarsi, perché la responsabilità di tutte le cose negative del mondo ricade su di lui”.
“Se invece di imporre la religione l’uomo avesse imposto l’astrologia, oggi quasi tutti crederebbero nell’oroscopo.”


Citazione riportata nel libro 
"Certezza: quello che dovresti sapere su Dio e Gesù" leggibile su GoogleBooks.




Dove Acquistarlo


Se volete ordinare il libro nelle librerie fisiche, vi segnalo questa mappa interattiva che vi sarà utile per trovare
 le librerie della vostra città che hanno preso già accordi per i miei libri.


Testimonianze dei Lettori






















































































































































Racconto La Mia Amica Atea di Francesco Avella


Un racconto per bambini e ragazzi, pensato per quei genitori non credenti che vogliono aiutare i figli a non farsi condizionare dall’indottrinamento religioso che subiranno dalla società.

La storia, narrata sotto forma di diario, parla di una ragazza che inizia a frequentare la scuola media e fa amicizia con una sua coetanea atea.

Inizialmente, lei rimane turbata da questa caratteristica della sua nuova amica, al punto che vorrebbe trovare il modo per aiutarla a credere in Gesù, ma alla fine sarà la razionalità a trionfare e la ragazza “senza Dio” darà alla protagonista un grande insegnamento di vita.

Un racconto, quindi, per bambini e ragazzi da far crescere con uno scudo nei confronti delle credenze religiose, spesso responsabili di paure interiori capaci di mettere a disagio anche molti adulti, che arrivano a limitare la propria libertà a causa del timore di andare all’inferno.

Se i genitori credenti hanno il diritto di insegnare ai propri figli che esiste un personaggio immaginario chiamato “Dio” che vive in un luogo magico chiamato “paradiso”, allo stesso tempo i genitori non credenti hanno il diritto di insegnare ai loro figli che esistono due scudi, chiamati “razionalità” e “libero pensiero”, in grado di proteggerli da quelle credenze che un giorno potrebbero metterli a disagio su vari aspetti della loro vita.
Il mio consiglio è quello di leggere il racconto e, se lo considerate valido, di stamparlo e leggerlo ai vostri figli.

Il racconto è gratuito e disponibile in molti store, eccone alcuni:

Testimonianze dei Lettori



















































Pamphlet Fiero di essere eretico! di Francesco Avella


Questo è un pamphlet polemico, scritto con lo scopo di scuotere le coscienze di quelle persone succubi dell’ incantesimo religioso.
La religione è sempre stata nemica della Libertà di Pensiero ed è anche responsabile delle più grandi crudeltà del genere umano.

L’ uomo medio, avendo la coscienza stordita dall’ illusione di Dio, si è sempre lasciato guidare da quelle persone che usano la fede come strumento di controllo.
Dio è una credenza che appartiene ai fantasmi del passato, oggi l’ uomo è più consapevole della realtà che lo circonda, ed è quindi in grado di liberarsi dall’ illusione di essere figlio di un Dio.






“Eresia” deriva dal termine greco “airesis” che significa “scelta”, per cui l’ eretico è colui che sceglie una strada diversa da quella indicata dalla cultura dominante, ed essere in grado di scegliere la propria strada in modo autonomo significa essere gli artefici del proprio destino e quindi dare un senso alla propria vita.
Siate Liberi Pensatori, siate Eretici…e andatene fieri!


Prefazione a cura dello scrittore Ennio Montesi.

Potete leggere un estratto su Google Books.


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